Anche se a prima vista potrebbe sembrare un innocuo libro per bambini, The tribulations of tommy Titop non lo è affatto, benché fosse stato pensato alla fine dell’Ottocento come un racconto educativo destinato ai lettori più piccoli. Le continue descrizioni di violenza sugli animali, puntellate dalle illustrazioni che raffigurano i tormenti subiti da Tommy risultano oggi eccessive, se non a tratti insostenibili.
Su questo libro non si trovano molte informazioni e risulta difficile raccontarne la genesi esatta. Si sa per certo che venne pubblicato dalla casa editrice londinese Mira & Son, 39 & 40 Bedford Street – Convent Garden, nel 1893, senza riportare il nome dell’autore. Il volumetto illustrato si apre con una breve prefazione siglata solamente dalle iniziali M.B.:
“Oggi si insiste di rado sul nostro dovere verso gli altri e specialmente verso gli animali; perciò, non occorre scusarsi nel ricordare ai nostri lettori una morale d’altri tempi. Lo scopo di questo libro è mostrare che la cattiveria verso le creature animali merita – se non la riceve subito – una punizione, e che obbedire alla legge della bontà è il nostro dovere nonché la nostra gioia.”
In esergo spicca invece una citazione di Samuel Taylor Coleridge che recita: “Meglio prega chi ama meglio, tutte le cose piccole e grandi.” Prima delle tribolazioni, successive alle malefatte di Tommy compare una frase di Eugenè Aram, come a voler sottolineare che tutto quello che accadrà è solamente un sogno, prendendo le distanze da ogni fraintendimento che possa far pensare a una vendetta reale.
L’intendo educativo è quindi estremamente chiaro e il libro si inserisce a pieno diritto in quel filone narrativo di racconti brevi o filastrocche definiti “storielle morali”, di cui Der Struwwelpeter (Pierino Porcospino) di Heinrick Hoffmann, pubblicato nel 1844, è capostipite e ispiratore. Non a caso gli studiosi di letteratura illustrata per l’infanzia si divertono nel definire queste pubblicazioni “struwwelpeterate” e sono talmente tante che oggi non si esiterebbe a definirle virali. Ma, nonostante l’intento formativo, la differenza con Der Struwwelpeter e le tante derivazioni successive è evidente, perché la struttura invece di essere frazionata in varie storielle o avvenimenti è organizzata in un unico filo narrativo, assumendo la forma di un racconto compiuto diviso in due parti: le cattive azioni e il sogno terribile. Si potrebbe anche evidenziare una terza parte, dove il protagonista si redime e diventa buono, riconducendo la storia alla classica e misurata struttura in tre atti. Questo porta The tribulations of Tommy Tiptop a somigliare molto al Pinocchio di Collodi, pur non raggiungendone mai la profondità narrativa e la poesia, perché privo degli innumerevoli simbolismi disseminati tra le righe delle avventure del celebre burattino.
Ho incontrato Tommy Tiptop durante le ricerche per Struwwelpeter , la vera storia di Pierino Porcospino (#logosedizioni 2022) e sono rimasto colpito dalle bellissime illustrazioni, a dir la verità terribilmente crudeli, che raffigurano un ragazzino aggredito e torturato da animali di ogni genere. Ho cominciato a realizzare una mia versione di tali illustrazioni, rendendole ancora più cupe e caratterizzate dal mio stile macabro, ma quando poi ho letto il testo integrale sono rimasto spiazzato dal tono narrativo ridondante e retorico, oltretutto appesantito nella prima parte dalle descrizioni molto dettagliate di uccisioni e torture di animali, controbilanciate da un pentimento forse troppo semplice se rapportato alla gravità dei fatti compiuti.
Inoltre, un continuo richiamo all’essere bravi ragazzi per compiacere i genitori e il buon Dio, rende la vicenda pregna di un buonismo forzato, che sembra spronare all’apparenza e alla creazione di involucro esteriore atto a celare un animo malvagio, piuttosto che a un effettiva presa di coscienza. Il dubbio che il pentimento sia solo per compiacere rimane insistente. Così, nell’adattare il testo ho ridotto al minimo il racconto delle tante efferatezze, cercando di mantenere un tono sornione e grottesco, per accompagnare meglio verso il lungo incubo che il protagonista subisce. Inoltre, mi sono permesso l’aggiunta di un finalino tragico, a mio avviso scontato, se non addirittura bramato dalla maggior parte dei lettori.
Quello che si può dire del libro originale è che è stato pensato e pubblicato in tempi assai diversi dai nostri, dove gli animali non erano minimamente considerati, ed erano purtroppo ritenuti al pari di oggetti al mero servizio dell’uomo, privi di emozioni, sentimenti e insensibili al dolore. Per questo The tribulations of Tommy Tiptop merita un encomio, nell’aver tentato a suo modo di sensibilizzare il pubblico più giovane verso il rispetto di tutte le creature viventi.
Quando il libro fu pubblicato, in epoca vittoriana, nascevano in Inghilterra i primi schieramenti a favore della protezione degli animali, grazie anche alla Regina Vittoria, che scrisse il Cruelty to Animals Act, gettando le linee guida per la limitazione e il controllo delle sperimentazioni scientifiche sugli esseri indifesi. E sempre in quegli anni, studiosi del calibro di Charles Darwin cominciavano ad auspicare il rispetto per tutti gli animali.
Edizione originale in inglese, pubblicata a Londra da Myra & Son nel 1893 – Digitalizzata e divulgata online da UF DC Digital Collections George A. Smathers Libraries University of Florida